Site logo

Itinerari: una mattina al MAM di Moliterno.

Le opportunità fornite dal turismo di prossimità

Un anno fa, di questi tempi venivamo fuori da mesi barricati in casa contro questo subdolo e tremendo nemico invisibile. Nei mesi chiusi in casa, il discorso pubblico su alcuni blog e su alcuni giornali nel frattempo procedeva veloce. La parola d’ordine per mesi è stata inventare un nuovo modo di vivere la normalità, gli spazi, quando tutto sarebbe finito. Il tutto a norma anti-covid.
Uno dei settori costretto a reinventarsi è stato quello del turismo. Nel 2020 si è iniziato a promuovere ed a diffondere il turismo di prossimità, in molti hanno riscoperto bellezze che avevano a portata di mano.
Non esiste un idealtipo costituito di turismo di prossimità, esistono alcune caratteristiche che permettono di distinguerlo dal turismo come inteso precedentemente.
Quando parliamo di turismo di prossimità parliamo di vacanze con mete vicine al proprio domicilio, così da promuovere anche mezzi di trasporto diversi dall’automobile, pensiamo la bici ad esempio, o i camper, così da poter preservare ancora di più la bolla e stare al sicuro da eventuali rischi.
Verosimilmente le basilari misure anti-contagio, come il divieto di assembramento ed il distanziamento sociale, rimarranno in vigore anche questa estate, ciò potrebbe portare in molti a scegliere posti poco affollati per le proprie vacanze e potrebbe indurre le persone a muoversi per le ferie in periodi non convenzionali.
Questa non convenzionalità potrebbe aiutare a conoscere il territorio nella sua purezza e nelle sue tradizioni, e porterebbe un risparmio economico rispetto ad un viaggio in alta stagione con tutti i suoi corollari.

Moliterno ed i MAM

Una delle mete di un ipotetico viaggio in Basilicata potrebbe essere la città di Moliterno, il suo sistema museale MAM (Museo Aiello Moliterno) è una perla di rara bellezza che si snoda lungo sei palazzine.

Vista del castello di Moliterno da uno dei balconi dei Musei Aiello Moliterno.

Ognuna di queste palazzine ricopre una tematica diversa. Si passa dal museo dell’ottocento lucano al museo della ceramica, passando per un museo di arte contemporanea.
Tutti i musei hanno la dimensione di “casa”. Lungo il percorso siamo stati guidati dal condirettore del museo, Pasquale Dicillo.
Oltre il suo ruolo lo stesso si impegna con tutti i mezzi possibili di far conoscere “la nostra terra senza campanilismi di vario genere”. Conversando si è sottolineato questo intento di mantenere le case come erano un tempo, in tutte le case, ad esempio, è ancora presente l’alcuovo, quest’ultima è una parte della casa vicino il camino dove è presente un letto matrimoniale chiuso, per mantenere il calore nelle gelide notti invernali che la Basilicata può riservare.
Esiste poi un’altra caratteristica di molti dei musei, sui muri delle case ancora è presente un colore bluastro che veniva ottenuto unendo calce e solfato di rame, più comunemente noto come il prodotto chimico utilizzato nei campi agricoli per “pumpiare” le viti.

La storia dei musei

Per comprendere la storia dietro i Musei Aiello e la storia familiare dietro torniamo un secondo nel 1920, nasce Domenico Aiello. Quest’ultimo rimase presto orfano, posto di fronte ad un bivio decidette di vendere la casa di famiglia per poter proseguire poi gli studi in seminario, che non concluse. Uno dei figli, 12 anni fa ha deciso di ricomprare la casa e di farne un museo, da questo nucleo iniziale è nato un sistema ricco e con perle di rara bellezza sparse lungo il paese. In queste poche battute si cercherà di portare il lettore a compiere un rapido viaggio immaginario fra le vie moliternesi.

Casa Domenico Aiello

Uno dei quadri esposti al Museo dell’800. Il quadro in questione è dell’artista Angelo Brando di Maratea.

Da questo nucleo originario ha avuto origine tutto il sistema museale. La casa fa anche parte della Rete Nazionale delle Case della Memoria. Nella rete sono riunite tutte le case che hanno visto fra le loro mura personaggi illustri di ogni campo.
In questa prima casa è stato inaugurato il “Museo dell’800 Lucano”, dove sono raccolte opere di autori lucani dell’epoca, si possono ammirare i dipinti di Giacomo De Chirico di Venosa; Vincenzo Marinelli di San Martino d’Agri; Angelo Brando di Maratea e poi l’immancabile Michele Tedesco, pittore originario di Moliterno.
Di quest’ultimo sono conservati anche alcuni appunti che sono una testimonianza importante, tramite questi appunti si è riusciti a dare la paternità di alcune opere di dubbia attribuzione.

Museo del Paesaggio

Tutte le opere del secondo palazzo, che ha assunto la denominazione di “Palazzo Aiello 1786”, raffigurano paesaggi di vario genere. Il palazzo si trova vicino la chiesa  madre di Moliterno.
Nel palazzo sono presenti anche opere di Mario Carotenuto e lo stesso fu ospitato poco prima della sua dipartita. Il palazzo in questione si sviluppa lungo 4 piani che stabliscono tutto un percorso lungo le opere, si parte dalla scuola di Posillipo fino alle opere a noi più vicine passando per i grandi artisti europei dell’epoca dei grand tour.
Nel periodo a cavallo tra settecento ed ottocento infatti tanti giovani rampolli delle ricche famiglie europee, seguendo le vecchie strade romane, si imbattevano nelle bellezze del meridione italiano. Molti di loro hanno lasciato testimonianze con vari quadri e con vari diari.
Nel primo boom dei gran tour (1500) la Basilicata non fu proprio toccata dagli esploratori, in molti vedevano queste zone ancora come pericolose. Nell’ottocento però iniziarono ad arrivare alcune testimonianze di Arhur John Strutt e di Edward Lear, ad esempio.
Questi, e tanti altri esploratori di cui sono presenti opere in questo museo, pare siano tutti d’accordo nel riconoscere nella Basilicata una nicchia antropologica unica, caratterizzata da una miseria estrema degli abitanti e di un paesaggio dotato di una “malinconica magnificenza”, termine utilizzato da Strutt ammirando il paesaggio di Castelluccio dopo essere stato saccheggiato dai briganti.

Il Novecento

Prima pagina di un giornale cileno autografata da Bettino Craxi. 8 ottobre 1973.

A distanza di pochi metri l’un l’altra si hanno poi due case che coprono tutto il novecento. La prima casa riguarda il ‘900 lucano più specificatamente, mentre l’altra ospita una mostra permanente di artisti contemporanei di tiratura nazionale ed internazionale.
Nel museo del ‘900 lucano sono presenti opere di artisti del calibro di Luigi Guerricchio, Mauro Masi, Gaetano Pompa, Italo Squitieri, ed anche di artisti meno conosciuti. Si è tentato di completare quello che prima era l’articolata situazione dell’arte lucana dell’epoca.

Mio padre ha migrato sul gottardo, opera di Giacinto Cerone, 2003.  

Una sala è proprio dedicata ai “Lucani d’Adozione”, immancabili in questa sala sono le opere di Carlo Levi, torinese mandato al confino in Basilicata durante il ventennio fascista e di Josè Ortega, pittore spagnolo che per sfuggire al franchismo riparò in Basilicata dove visse per molto tempo.
“Via Rosario Contemporanea” ospita invece opere di artisti internazionali contemporanei come Mimmo Palladino, Achille Bonito Oliva, sono presenti opere anche del potentino Riccardo Dalisi, architetto contemporaneo apprezzato in tutto il globo.

Piccola curiosità: in questa sezione del museo è presente una copia di un giornale cileno poco successivo al golpe di Pinochet autografata da Bettino Craxi, si proprio quel Craxi.

Biblioteca Lucana

Una delle mappe presenti, Marsico Nuovo vista da Pacichelli

Sempre lungo le vie del centro storico si può ritrovare la “Biblioteca Lucana”.
In essa si può ammirare una raccolta di tanti libri riguardanti la Basilicata, o che hanno a che fare con essa.
A titolo puramente esemplificativo è presente un libro del Dott.Lacava di Corleto sulla rivoluzione del 1860 in Basilicata. Per ogni paese sono raccolti gli eventi anno per anno e tutti i nomi degli insorti che hanno lottato per la causa dell’unità nazionale.
Esistono poi alcune stanze iconiche come la sala delle mappe oppure la stanza dei terremoti, dedicata agli eventi sismici del Vulture del 1851 e di Montemurro del 1857 con alcuni ritagli di giornali dell’epoca, anche stranieri.

Museo della Ceramica

L’ultimo, non per importanza dei palazzi facenti parte del sistema MAM è il “Museo della ceramica”. In questo museo della ceramica sono raccolte ceramiche di provenienza sia italiana che straniera. In riferimento alle ceramiche italiane da annotare ci sono le opere dei fratelli Procida, e tutte le opere riferibili alla scuola vietrese, composta da vari artisti di Vietri sul Mare.
Una piccola curiosità sono presenti alcune ceramiche calvellesi, in Basilicata non è presente una grande tradizione di ceramiche se non fosse per il piccolo comune di Calvello.
Anche dai paesi limitrofi ci si muoveva per andare a Calvello ad acquistare prodotti in ceramica, come ad esempio i piatti. Il Simbolo caratteristico è un uccello blu che simboleggia il paese lucano.
Lungo la visita il nostro Cicerone si è aperto e ne uscita una piacevole conversazione, ci ha raccontato del fatto che la popolazione ha risposto positivamente al museo, è frequentato e molti abitanti portano anche ospiti per far visitare i musei.
Fra i visitatori si parla spesso di musei di passaggio, “la rete ci sta aiutando. Nel periodo di lockdown ci siamo fatti conoscere”. Dicillo si è speso per evidenziare quelle che sono le potenzialità del turismo, “il turismo crea un indotto pazzesco, noi cosa stiamo aspettando?” si chiede il condirettore del museo.
Ci sentiamo di dargli piena ragione. Non abbiamo niente da invidiare a terre che hanno fatto del turismo il loro pane quotidiano, altre terre sono riuscite ad affermarsi anche grazie unicamente a delle infrastrutture di quelle presenti in Basilicata. Ma la materia su cui investire anche qua ce ne è e come, ed il MAM è una di quelle chicche su cui credere.
Lungo le strade di quello che ritenevo un paese da me conosciuto ho provato un senso di vertigine difficile da spiegare.
Quante volte ci capita di essere erroneamente convinti di conoscere a fondo i luoghi a noi più vicini per poi essere totalmente smentiti dalla realtà, questo è stato uno di quei casi. Non dobbiamo cullarci sul fatto che un paese sia vicino per dire di poterlo conoscere. Ogni luogo riserva tante piccole sorprese che meritano di essere scoperte ed approfondite, anche e soprattutto se a distanza ravvicinata.

Giuseppe Sassano