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Descrizione

Un’antica porta del paese oggi scomparsa, Porta Fore seu della Piazza, situata nell’attuale Piazza Sedile(Chiazzino), è possibile accedere al borgo medievale di Brienza, sviluppatosi radialmente intorno al simbolico castello Caracciolo, al quale confluiscono le vie che solcano l’abitato.

Da questo punto si dipartono due stradelle delle quali l’una, quella di destra, conduce al quartiere di San Michele dei Greci (formatosi intorno all’omonima chiesa nel 1400), attraversando il quale si giunge alla Portella (Purtedda), che si apre nella cinta muraria ed immette nel quartiere della Torricella (Turr’cedda).

L’altra, quella di sinistra, conduce al quartiere di Sant’Elisabetta, oggi denominato Via Archi (per una serie di arcate in esso presenti che ne costituiscono la caratteristica peculiare) e al quartiere di Santa Maria, sorto nell’XI sec. intorno all’omonima chiesa divenuta nel 1683 Chiesa Madre.

In quest’ultimo quartiere, sviluppatosi alle falde del castello, si trovano edifici nei quali si svolgevano attività di supporto a quelle del castellano (la prefettura, il palazzo dell’amministratore, ecc.).

Sul versante nordoccidentale del colle, al quale si accede dalla Portella e da Via Archi, in cui era posta un’altra porta di accesso al borgo (Porta Fosso), sono ancora visibili i ruderi dei quartieri che hanno costituito il primitivo nucleo urbano del paese (Torricella, San Martino, San Sebastiano, Via Nova e San Nicola), che si presentano oggi completamente diroccati, tra cui quello della chiesa della Madonna delle Grazie (già San Martino), l’unica costruzione non abbandonata in seguito al terremoto del 1857. Essa fu chiusa al pubblico nel 1941 dopo che, durante una funzione religiosa, vi si abbatterono dei fulmini che causarono due morti e numerosi feriti. La cappella, risalente al VII - VIII secolo, è probabilmente la più antica di Brienza e attorno ad essa sorsero le prime abitazioni del borgo che costituirono poi i quartieri di San Martino e della Torricella.

Nello slargo antistante (Stazzo come viene ancora denominato in documenti del XVI secolo) gli abitanti, per lo più pastori e piccoli agricoltori, si riunivano nei giorni di festa e per effettuare i loro, se pur modesti, scambi commerciali.

Il borgo è formato da edifici a schiera, in cui le abitazioni presentano due o tre piani, dei quali, il primo, seminterrato e cieco su due lati, era adibito a stalla o, per alcune abitazioni in prossimità di Piazza Sedile, a bottega o magazzino, gli altri ad abitazione. Dei due piani abitativi il primo era adibito a cucina, il secondo, cui si accedeva tramite una scala in legno, a camera da letto.

In via Archi, in un edificio adibito a monastero (in seguito trasformato in abitazione) ubicato nei pressi della scomparsa chiesa di Sant’Elisabetta (di cui rimane parte del campanile e parte del muro di cinta) era presente una “ruota degli esposti”, ovvero una ruota all’interno della quale venivano depositati in passato i neonati indesiderati, accolti dalle suore per poi essere affidati alle famiglie adottive, ancora oggi in buono stato.

Il borgo conserva, inoltre, numerose testimonianze epigrafiche (date, attestazioni di proprietà, ecc.) incise sui numerosi portali in pietra in esso presenti, i quali testimoniano la presenza nel paese di numerosi scalpellini che hanno operato tra il XVII e il XVIII secolo.

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  • 05/10/2024 18:45 ora locale

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