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Descrizione

La costruzione del primo nucleo del Castello risale probabilmente all’epoca normanna. Esso fu eretto su uno sperone di roccia affinché si trovasse in posizione dominante in quanto sede del più vasto feudo di Missanello, Gallicchio e Castiglione ed era dotato di cortile, scuderie, alloggi, corte, una torre ed un bastione di avvistamento.

Esso fu ampliato e rinforzato intorno al 1150 sotto la potente dinastia dei conti Sanseverino, con lo scopo di poter respingere gli attacchi nemici provenienti anche da terra.

Il castello è citato per la prima volta, se pur sommariamente, dal geografo arabo Edrisi, che svolse una accurata indagine dei luoghi su mandato di re Ruggero, mentre Nicola Alanelli fa risalire la prima notizia storica del castello al 1167, inserita nel Catalogo dei Baroni.

Durante il periodo feudale il castello di Missanello divenne la dimora temporanea dei principali baroni dell’epoca: Alessandro intorno al 1083; Guglielmo; Ruggiero (1238); Lamberto (1308); il consigliere di Carlo II e Procuratore della Gran Corte Angelo; Bertoldo (1326); Giacomo (1397).

Nel 1622 il marchese Giovanni Giacomo Coppola diede in godimento, riservando per sé e la sua famiglia soltanto un’ala, gran parte del castello a dodici frati dell’Ordine dei Minori Osservanti Francescani per l’apertura di un convento che accogliesse i bisognosi ed i malati. Infatti era quella l’epoca delle grandi pestilenze e, durante le due gravi epidemie di peste che decimarono la popolazione nel 1630 e nel 1656 (quest’ultima ancora più devastante), essi erano gli unici a prestare cure e soccorso.

Per questa nuova destinazione d’uso il castello fu ampliato con sopraelevazioni e ristrutturato con un investimento di circa 400 ducati, con approvazione dell’università di Missanello.

Intorno al 1860, per una legge che prevedeva che i conventi e i monasteri di pertinenza religiosa fossero soppressi e trasferiti allo Stato, una parte del Castello passò in proprietà del Comune, la restante parte rimase del barone Lentini.

Nel 1907 l’arciprete don Filippo Bernardi acquistò il castello dal Lentini e dagli Attolini.

L'avvenimento è ricordato da una lapide che ancora oggi si trova all'interno del Castello.

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