Descrizione
Nel 1958, l’Amministrazione Comunale di Viggiano ha voluto commemorare la storica tradizione legata all’arpa commissionando all’artista Pasquale Monaco il "Monumento all'Arpista", realizzato in bronzo e posto nell'atrio della Scuola Elementare di Viggiano, che costituisce un grandioso punto panoramico del paese.
Viggiano è definita la “Città dell’Arpa e della Musica”. Infatti, in tutta la Val d’Agri e in particolare a Viggiano, l’arpa è stato uno strumento assai presente, tanto che dagli archivi del Comune risulta che quasi in una famiglia su tre ci fosse un suonatore di arpa, e già dal XVIII secolo un gran numero di musicanti di strada che si esibivano nelle piazze delle città di ogni dove in gruppi di quattro-cinque elementi che suonavano il flauto, il violino e, cosa rara in quei contesti, l’arpa.
Per assecondare le esigenze artistiche e materiali dei tanti suonatori, nel XIX secolo cominciarono a sorgere numerose botteghe di ebanisti e di costruttori e riparatori di strumenti musicali.
L’arpa viggianese del XVIII e XIX secolo, o arpicedda, è uno strumento alto circa 140-147 centimetri, diatonico, di struttura sottile e leggera, detta anche portativa poiché veniva portata a spalla e tenuta sospesa dal suonatore davanti a sé con una imbracatura o cinghia). Veniva costruita in loco con legno facilmente reperibile: pino o rovere per colonna e modiglione, noce, ciliegio o pero selvatico per la cassa armonica, mentre l’abete era scelto per il piano armonico. Le corde erano di budella di ovini o bovini da latte oppure di metallo.
La storia dell’arpa viggianese è strettamente legata alla storia di un popolo che ha sofferto per le nefaste avversità della natura come i terremoti e gli incendi, e per quelle dell’uomo come le guerre, l’emigrazione, la povertà, ma che si è ribellato al suo destino riscattandosi a livello sociale ed economico. Anche per questo motivo l’arpa, alla fine dell’Ottocento, è diventata un simbolo di orgoglio, autonomia imprenditoriale, libertà, coraggio, forza e speranza in un futuro migliore. Ancora oggi è possibile trovare le testimonianze di questo passato glorioso nelle vie di Viggiano dove si possono notare i bassorilievi raffiguranti arpe che ornano i portali di antiche dimore, una volta di proprietà di famiglie di musicisti.
Oltre che il monumento all’arpista, infatti, è possibile osservare, all’interno della Basilica Pontificia della città, una tela di Santa Cecilia, donata dai musicanti nel XIX sec. e una formella del portone bronzeo inaugurato in occasione del Giubileo del 2000 che rende omaggio ai suonatori di arpa.
Più recentemente, è stata aperta una scuola di arpa popolare viggianese con un crescente numero di allievi e che vanta, in qualità di docenti, arpisti di fama internazionale.
A partire dal 2012, la Pro Loco locale è riuscita, coinvolgendo l’amministrazione comunale attraverso un progetto, ad aprire un laboratorio di liuteria a cui hanno partecipato più di dieci volenterosi apprendisti, facendo risorgere questo antico mestiere. Come sede del corso fu scelta quella del laboratorio del restauratore e intarsiatore Leonardo Fiore, in via Regina Elena.
Nello stesso periodo è stato portato avanti un progetto, coordinato dall’Assessore Nicola Fruguglietti e affidato alla direzione del maestro Massimo Monti (liutaio, responsabile della conservazione del Museo degli strumenti dell’Accademia di Santa Cecilia a Roma), che ha riguardato la costruzione di un’arpa Viggianese su modello di un’autentica arpa viggianese della seconda metà dell’ottocento, costruita a Viggiano, che la proprietaria, residente a Roma ma di origine lucana, aveva affidato al maestro perché la restaurasse.
Fu così che il 12 gennaio 2013 il primo esemplare di arpa viggianese ricostruito emise le sue prime note nel laboratorio di Leonardo Fiore, grazie all’abilità dell’arpista lucana Daniela Ippolito.
Oggi Fiore continua a cimentarsi con la costruzione delle arpe più per hobby che per mestiere, con un mercato al rallentatore, non tralasciando il suo lavoro di restauratore e intarsiatore.
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